Vivere con una ferita di difficile guarigione ha un effetto significativamente negativo sulla vita quotidiana e influisce sul benessere generale della persona.
Il concetto di benessere è legato alla propria percezione, è influenzato dalla cultura e dal contesto della persona ed è indipendente dal tipo di lesione, dal tempo di evoluzione di questa o dal livello di cura.
Ferite croniche e cronicizzazione emotiva: due facce della stessa medaglia
Quando una persona vive con una lesione complessa, il suo benessere generale può risultare alterato. Il dolore è sempre un’esperienza personale che è influenzata a vari livelli da fattori biologici, psicologici e sociali. Sebbene il dolore di solito svolga un ruolo adattivo, quando diventa cronico può avere effetti negativi sul benessere dell’individuo.
Dahl e Lundgren (2014) propongono di fare una distinzione tra dolore pulito e dolore sporco. Il dolore pulito è il dolore legato biologicamente alla condizione cronica che lo produce, quindi alla sensazione fisica. Mentre il dolore sporco rappresenta la sofferenza psicologica ed è tutto ciò che la nostra mente ci comunica in merito al dolore pulito e di come può interferire con la nostra vita. Il dolore sporco è ciò che porta la persona a ingaggiare la lotta che lo trattiene dal godere di una vita piena, perseguendo ciò a cui aspira (Hayes, Strosahl e Wilson 1999). Il dolore pulito si trasforma in dolore sporco.
La sofferenza cronica altera la dimensione del benessere psicologico e sociale della persona.
È più probabile che una persona con dolore cronico sviluppi i sintomi di ansia, depressione, rabbia, somatizzazioni, bassa autostima e in generale presenti comportamenti emotivi disfunzionali (Vadivelu, 2017), disturbi nutrizionali (obesità o perdita di peso), insonnia e affaticamento o difficoltà associate a problemi sociali, quali l’isolamento. Queste persone hanno spesso a che fare con l’incomprensione degli altri, che credono che i loro problemi psicologici dipendano dalla debolezza o dalla mancanza di forza di volontà. Possono limitare le interazioni sociali e ciò può incidere sui ruoli familiari, impattando negativamente sulla vita di coppia. Tale condizione può anche incidere negativamente sulla vita lavorativa e portare a perdite economiche secondarie a periodi di inattività.
Con il passare del tempo, la persona entra in una situazione di cronicizzazione emotiva di grande complessità che gli operatori sanitari dovrebbero individuare.
Gli studi hanno infatti dimostrato una relazione tra fattori psicologici e la guarigione delle ferite.
I fattori psicologici possono agire sia direttamente che indirettamente sulla guarigione (Cole-King & Harding, 2001):
- I fattori psicologici possono interrompere l’attività dei macrofagi e dei linfociti nel processo di guarigione
- La depressione è associata a una compromissione generale dell’immunità cellulare e umorale
- Lo stress può influenzare la secrezione di citochine pro-infiammatorie
- La mancanza di sonno può ridurre la produzione di un ambiente endocrino anabolico e quindi ritardare la guarigione delle ferite
- La secrezione di chemochine rilasciata dai macrofagi attivati può essere correlata al ciclo sonno-veglia
La depressione può comportarsi come causa o conseguenza della formazione della lesione. La depressione può innescare altri stati come l’incuria personale dovuta a bassa autostima, l’insonnia e la cattiva alimentazione, tutte situazioni che impattano negativamente sulla persona, favorendo la comparsa di lesioni o alterandone la guarigione.
La persona che ha una ferita di difficile guarigione può entrare in una spirale di negatività emotiva che a sua volta si ripercuote sulla lesione, aumentando il rischio di cronicità.
Potrebbero verificarsi situazioni in cui le raccomandazioni sanitarie possono entrare in conflitto con le convinzioni e le abitudini della persona, riducendo la compliance ai trattamenti. D’altra parte, la persona può avere la convinzione di integrare i trattamenti sanitari con terapie alternative e può essere fonte di disaccordo con il sistema sanitario tradizionale.
L’impatto emotivo ha conseguenze negative sul processo di guarigione, condannando la persona che lo vive a entrare in una spirale di cronicizzazione emotiva
Sistema sanitario: soluzione o parte del problema?
I professionisti che si dedicano alla cura delle persone con ferite complesse sono testimoni della sofferenza con cui queste persone vivono: le loro paure, angosce, incertezze e sofferenze.
Sono persone che sono state sottoposte a esami, visite specialistiche, a volte hanno subito diagnosi errate, altre volte l’accertamento è stato tardivo e il danno si è aggravato. Sono persone che non si sono sentite capite, credute, ascoltate o accolte dai medici, dai familiari, amici e parenti. Hanno dovuto stravolgere la loro vita, hanno rinunciato, o interrotto, non volontariamente, la loro attività lavorativa, gli hobby, le loro relazioni affettive, hanno dovuto cambiare il loro stile di vita.
Moffatt nel 2004, ha evidenziato che in molte occasioni la persona è accusata della mancata guarigione delle lesioni quando in realtà è più probabile che possa essere dovuta a mancanza di conoscenza o mancanza di esperienza del professionista.
In sintesi, avere un infortunio di questo tipo può portare a situazioni che aggravano ulteriormente l’esperienza negativa di queste persone, condannandole a vivere un’incertezza, che ha ripercussioni negative sulla guarigione. Prendersi cura di persone con lesioni complesse è molto più che curare la lesione a livello locale. Per poter realizzare interventi a livello olistico è necessario un intervento interdisciplinare che abbracci tutte le dimensioni della persona.
Non dobbiamo mai dimenticare che non curiamo lesioni complesse, ma ci prendiamo cura di persone “complesse” affette da un fardello enorme, le lesioni.
Bibliografia:
- Bernard, A. M., Wright, S. W. (2004). Chronic pain in the ED. Am J Emerg Med 22(6): 444-447;
- Cole-King A, Harding KG. (2001), Psychological factors and delayed healing in chronic wounds. Psychosom Med, 63(2):216-20;
- Dahl, J., LundgrenT. (2014). Oltre il dolore cronico. Franco Angeli Editore, Milano;
- Ercolani, M., Pasquini L. (2007). La percezione del dolore, Il Mulino;
- House A, HugHes T. (1996), Depression and physical illness;
- International consensus. Optimising wellbeing in people living with a wound. An expert working group review. (2012), London: Wounds International. Available from: http://www. woundsinternational.com;
- Lopes de Figuereido,M. Bonato Zuffi, F. (2012), Atención a pacientes con úlcera venosa:percepción de los enfermeros de Estrategia de Salud Familiar. Enfermeria Global, No 28: 137- 146;
- Moffatt J. (2004), Perspectives on concordance in leg ulcer management. J Wound Care. 13(6):243-8;
- Vadivelu, N. et. Al. (2017) Pain and Psychology—A Reciprocal Relationship. Ochsner J; 17(2): 173–180.
- Vileikyte L. (2007), Stress and wound healing. Clin Dermatol, 25(1):49-55.;
- Walburn J, Vedhera K, Hankins M, et al. (2009), Psychological stress and wound healing in humans: a systematic review and meta analysis. J Psychosom Res, 67(3):253-71.