A volte i pensieri, i sentimenti e le emozioni, a livello inconscio, possono dar luogo a disturbi psicologici che possono agire sul soma e viceversa.
L’uomo agisce secondo la sua volontà, così il pensiero.
Il pensiero spinge l’uomo all’azione: diventa quindi necessario fare appello alla propria volontà.
Anche quando si tratta di lesioni cutanee può verificarsi tale condizione.
Le cure complementari non fanno parte della medicina ufficiale, ma non devono nemmeno distaccarsene. Devono preferire un approccio più mirato alla “persona”, dove si può inserire il concetto di cura del sè.
Un maggiore benessere psicologico ed una adeguata motivazione alla guarigione possono portare ad una riduzione dei tempi di guarigione, anche in maniera accelerata.
Donare, quindi, uno stimolo positivo alla autorealizzazione motivando sempre più il paziente per una guarigione certa è di fondamentale importanza!
Le ferite della cute somatizzano le ferite dell’anima in tutte le sue forme.
Vediamo quindi che la sofferenza è totale.
Perciò c’è sempre più convinzione che la persona vada considerata nella sua interezza e non come una frammentazione dei suoi organi, tessuti e altro.
Valutiamo la persona in maniera olistica, cioè come un tutt’uno!
Osservando l’individuo da questa prospettiva, si può intuire che lo stesso è rappresentato da tre dimensioni fondamentali: MENTE, CORPO e SPIRITO, i quali sono indivisibili e bisogna intenderli come un’unità, imprescindibili l’uno dall’altro.
Ippocrate nel III sec. a.C. sosteneva che “la mente fa ammalare il corpo, il corpo può far ammalare la mente”: già da allora era evidente questo circolo vizioso.
Quindi la vera cura prevede di sintonizzarsi con la parte calda della persona: il cuore, per far sì che i pensieri, i sentimenti e le emozioni agiscano sull’individuo guarendolo.
L’uomo è una creatura d’amore.
Il modello assistenziale deve essere sempre più incentrato sulla persona, quindi emerge la necessità di un modello di cura che preveda un approccio olistico del paziente, che metta la totalità della persona al centro e non solo la sua malattia. Nel momento in cui ci interfacciamo con il paziente dobbiamo avere la consapevolezza che siamo di fronte ad un bisogno complesso fatto di più fattori:
- FATTORE SOMATICO che è la rappresentazione visiva, cognitiva e olfattiva della “malattia” stessa.
- FATTORE PSICOLOGICO: dove la condizione umana è come un iceberg, quindi piena, ma sommersa, quindi difficilmente trattata.
- FATTORE SPIRITUALE Ancora con minor evidenza, ma non così invisibile…
Quando un operatore sanitario si interfaccia con il paziente e la sua famiglia, entra in contatto con il loro vissuto e con situazioni così complesse che lo pervadono interamente. Le reazioni a tale fatto sono differenti da soggetto a soggetto. Con l’empatia, l’ascolto possiamo entrare in contatto con le emozioni, i sentimenti, i dolori, le preoccupazioni e, anche in caso di lesioni, con il cuore si può “somministrare” quella cura, quell’energia positiva che arriva al SOMA in maniera prorompente e la guarisce. Un’energia che tutto pervade…
Si possono utilizzare anche un insieme di cure che non fanno parte della medicina convenzionale, ma che afferiscono alle cure complementari naturali, dirette al benessere psico-fisico dell’individuo.
Alcune discipline delle cure complementari sono:
la riflessologia plantare, l’aromaterapia, il tocco terapeutico, il massaggio, il reiki.
Sono cure che molte volte vengono concertate direttamente con i pazienti stessi, in maniera tale da far percepire loro tutto il “bene” che viene infuso con e per la persona.
Propongo un’idea:
Aiuto organico, aiuto psicologico, aiuto d’amore per una “cura” della malattia, intesa come “CARE”, collegando così la cura della lesione alla cura dell’anima che, come in un vortice, favorisce in maniera significativa la guarigione completa