I sentimenti e le emozioni, quando lavorano in silenzio a livello inconscio, possono manifestarsi con disturbi fisici: questa non è solo una teoria ma la base su cui si fondano discipline affermate come la medicina psicosomatica e la psiconeuroendocrinoimmunologia.
Gli effetti della condizione psicologica di base sono riscontrabili anche nelle risposte fisiologiche alla somministrazione dei farmaci. Da evidenze scientifiche si è osservato che una condizione psicologica adeguata contribuisca alla maggiore efficacia del principio attivo del farmaco.
Tale fenomeno è stato osservato anche in patologie croniche o di difficile risoluzione, come le lesioni cutanee. In queste condizioni, indurre un maggiore benessere psicologico ed una adeguata motivazione alla guarigione hanno portato ad una riduzione dei tempi della guarigione.
Le lesioni cutanee sono manifestazioni della pelle, come macchie, vescicole, gonfiori, ecc., che fanno parte di un vasto insieme di alterazioni della pelle e sono comunemente raggruppate sotto il nome tecnico di “lesioni cutanee”.
Le ulcere cutanee si presentano come lesioni della pelle (o delle mucose): la causa è una mancata riepitelizzazione della cute. Il disturbo può apparire in forma acuta o cronica e si combina con dolore, gonfiore, arrossamento e sanguinamento della area dell’epidermide interessata. Nell’immaginario collettivo esse vengono definite piaghe.
PIAGA: deriva dal latino plaga. Significa percossa, colpo, ferita, lesione. Nell’evoluzione del termine assume il significato di lesione tramite un trauma.
Il significato simbolico/ figurativo della parola PIAGA genera una serie di modi di dire:
- Mettere il dito nella piaga, affrontare un argomento non gradito alla persona con cui si sta interloquendo;
- Quella persona è una piaga, persona fastidiosa;
- Le 10 piaghe d’Egitto, in cui la piaga oltre a rappresentare il dolore assume anche l’aspetto punitivo, con accezione di irreversibilità.
In tutti i casi sopracitati, vediamo che il filo rosso è la sofferenza.
Finora, la direzione intrapresa dalla medicina nel trovare una cura alle malattie ha portato ad un sempre più intenso frazionamento del corpo e ad una iperspecializzazione delle discipline. Questo approccio ha portato a focalizzare l’attenzione esclusivamente sul corpo, sull’organismo e dunque sulla malattia intesa solo come manifestazione organica.
Da un po’ di anni a questa parte si sente spesso parlare di “prevenzione”: essa ha rappresentato un cambio di rotta rispetto all’approccio medico-specialistico. Mentre quest’ultimo ha estremamente suddiviso l’organismo in branche mediche sempre più specializzate, la prevenzione, attraverso gli interventi di monitoraggio, cerca di ripercorrere a ritroso le cause delle malattie somatiche. In questo modo si è passati dalla dimensione micro alla dimensione macro della malattia e conseguenzialmente al riassemblamento della persona nella sua totalità e nella sua interezza.
Osservando l’individuo da questa prospettiva, lo stesso è rappresentato da due dimensioni fondamentali: LA MENTE e IL CORPO. La mente e il corpo sono indivisibili e non bisogna intenderli come un legame, ma come un’unità, quindi composte della stessa materia.
Tutto ciò non l’abbiamo scoperto noi. Già nel III sec. A.C. Ippocrate diceva che “…la mente fa ammalare il corpo, il corpo può far ammalare la mente, ma la mente può guarire il corpo…”: già da allora era evidente l’attenzione alla mente e al ruolo che svolge nell’individuo.
Se riflettiamo sull’etimologia del termine cura, questo deriva da COR e URAT, il cui significato è appunto scaldare il cuore. È questa la vera cura! Sintonizzarsi con la parte calda della persona, in particolare con quella emotiva ed affettiva.
Seneca nel I sec. A.C. parlava già di “qualità di vita”. Egli era convinto che la mente e il corpo fossero fatti della stessa sostanza, e soleva dire “…se lo spirito langue, le membra si trascinano e il corpo cammina a fatica…”.
Nella continua ricerca di modelli di assistenza sempre più esaustivi rispetto ai bisogni del paziente, emerge la necessità di un modello di cura che preveda un approccio olistico del paziente, che metta la totalità della persona al centro e non solo la sua malattia. Nel momento in cui ci interfacciamo con il paziente dobbiamo avere la consapevolezza che siamo di fronte ad un bisogno complesso fatto di due componenti:
- COMPONENTE SOMATICA: rappresenta l’espressione del complicato processo che porta alla malattia somatica, che noi accogliamo perché più manifesta;
- COMPONENTE PSICOLOGICA: è la parte più trascurata in quanto meno visibile, ma non meno importante.
Meno evidente, ma non invisibile. Quando un operatore sanitario si interfaccia con il paziente e la sua famiglia, entra in contatto con il loro vissuto con modalità che travalicano la sua coscienza. Egli entra in contatto con quella realtà in modo naturale, attraverso le sue capacità relazionali che differiscono da individuo a individuo. Lo strumento più importante che abbiamo a disposizione, che ci permette di entrare in contatto con l’altro, sono le EMOZIONI. Possiamo immaginare le emozioni come un ponte tra il nostro mondo interno e l’ambiente esterno. Quando entriamo in contatto con uno stimolo esterno, le emozioni ci consentono la sua decodifica e la possibilità di attribuirgli un significato, positivo o negativo. Le informazioni assumono dentro di noi un ordine in funzione di qualcosa che travalica la nostra consapevolezza, che dipende dal nostro sistema di valori, dal nostro sistema di credenze e convinzioni che accompagnano l’individuo nella crescita e ne influenzano la biologia. In funzione di questo meccanismo, le emozioni si trasformano in PEPTIDI. I peptidi sono sostanze chimiche prodotte e rilasciate da cellule cerebrali o di altro tipo, essi sono la struttura primaria delle proteine, sono composti da catene di amminoacidi e dalla loro unione dipende la formazione di diverse proteine. Tra i peptidi troviamo: l’ossitocina, ormone neuroipofisario; le bradichinine, antinfiammatori tissutali; gli ormoni ipotalamici, che favoriscono/inibiscono la sintesi di ormoni ipofisari; il glutatione, le encefaline, analgesici naturali prodotti dal SNC; i peptidi bioattivi, che sono capaci di modulare delle funzioni fisiologiche dell’organismo tra cui quella antipertensiva, antimicrobica, antivirale, antidepressiva.
Questa trasformazione delle informazioni in peptidi è governata da una parte più vasta della nostra mente, che travalica la nostra consapevolezza, costituita da credenze, dal sistema di valori, dalle convinzioni che accompagnano la nostra crescita e influenzano quindi la nostra biologia, agendo sulle patologie e di conseguenza sulle cure. Essi mostrano di funzionare come una forma di comunicazione interna del corpo (C. Pert). I peptidi rappresentano la chiave per la comprensione della chimica delle emozioni, sono interconnessione fra la mente e il corpo. Essi mostrano di funzionare come una forma di comunicazione interna del corpo.
La presenza di una lesione cutanea, ad esempio, può contribuire alla creazione contraddittoria e confusiva della rappresentazione della malattia e della cura. Tale condizione produce effetti negativi sul sistema immunitario del paziente e indebolisce anche il sistema immunitario dei componenti della sua famiglia che si prendono cura di lui (M. Cohen, M. Pollach, 2005). Nella maggior parte dei casi, il soggetto portatore di una lesione cutanea, la rielabora in base alle informazioni di cui è in possesso. Se le informazioni che ho al riguardo sono legate allo stereotipo di LESIONE = MORTE, LESIONE = SOFFERENZA E DOLORE, è chiaro che si crei una visione distorta e confusiva proprio nel momento in cui ci si approcci alla sua cura.
L’idea da noi proposta è la seguente: il sostegno psicologico è condizione necessaria al substrato organico della cura della malattia, intendendo il rapporto mente corpo come punto nodale, come parte di un network informativo in cui ciascun elemento della cura del corpo e della mente conduce a tutti gli altri, pertanto collegare la cura della lesione alla sua coscienza favorirebbe in maniera significativa il processo di guarigione.
BIBBLIOGRAFIA
Nelson D. L., Cox M.M., I principi di biochimica di Lhninger, Milano, 2013;
Pert C.B., Molecole di emozioni, Milano, Tea Editore, 2016;
Pert C.B., Ruff M.R., Weber R.J., Herkenham M., Neuropeptides and their receptors: A psychosomatic network. J. Immunol. 1985
C.B. Pert., Cybernetics 1985;
Schmid F.O., Molecular regulation of brain function: a new view. Neuroscience 1984;
Van Der Kolk B., Il corpo accusa il colpo, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2015;
SITOGRAFIA
https://Psicoadvisor.com/cosa-si-cela-dietro-il-colon-irritabile-a-livello-psicologico-28333.html
https://psicoadvisor.com/i-conflitti-interiori-che-logorano-lorganismo- 28982.html