Credo, anzi penso che per guarire una ferita non ci vogliano solo medicazioni costose, bendaggi compressivi appropriati ed altri devices attualmente in auge: bisogna avere quell’arte di comprendere, di mettersi nei panni dell’altro chiamata EMPATIA
Per guarire una ferita ci vuole cuore, passione ed impegno personale e professionale.
Le persone con ulcere sono spesso “malate” nell’anima e reagiscono con un dolore spesso muto e raggomitolato nel petto, facendo sì che ci sia come una estraneazione del proprio essere su quella parte del corpo lesa!
Queste persone si sentono come offese, denigrate da un mondo che corre davanti a loro e non pensa a quello che li circonda:
UNA NEBULOSA
Per guarire una ferita ci vuole intento, intuito, pace ed approcciarsi a lei non come nemici, ma venendole incontro, magari al maleodore, all’appiccicaticcio, all’umidità, all’edema, al rubor e al calore localizzato.
Venendo incontro alla postura scorretta, alla malpractice, alla non-compliance, a familiari assenti, ad un contesto abitativo scadente.
Oggi giorno esistono tante idee per “accomodare”, aiutare, capire e forse entrare nel “delirio” della persona che pensa a tutto, fuori che a sé stessa.
Noi operatori olistici dobbiamo aprire le nostre braccia fino a trasportare quei corpi, quei cuori e quelle anime fuori dal tunnel.
E, sì, ci vuole coraggio e vivere con il cuore.
…iniziamo con una coccola mattutina, un sorriso, una risata e un bel lavaggio della lesione e del perilesionale, cominciando da tecniche blande, fino ad arrivare, con il tempo, ad un debridement continuo.
COSA E’ ORA LA FERITA?
E’ un’amica, una confidente; arriviamo a pensarla così e vedrete, vediamo che la cose progrediranno per il meglio.
“Allora cosa mi fa dopo il lavaggio dottoressa?”
“La pulisco per bene, l’asciugo, poi la medico e la bendo.”
“Lei cosa fa per me? Ci sta alle regole?”
Forse per compiacermi qualcuno mi ascolta ed andiamo avanti così:
- “Ci vorrà più tempo, ma ce la faremo, sono sicura”
- “GRAZIE”